La via tra acqua, terra e cielo

AcquaTerraCieloSegnavia Bioparco n.1 – Livello Escursionistico – Dislivello 113 m – Durata 1,00 h

Al limitare del prato e al confine con il bosco, lungo il Sentiero del Bacol, vi è un ambiente umido per l’affiorare di diverse sorgenti e il formarsi di piccole pozze. Nel tempo, il calcare e il sedime delle piante (rami secchi e foglie) hanno determinato formazioni travertinose e, conseguentemente, la “pietrificazione” della Valle, tutt’intorno al Sentiero del Ginepro. Ed è proprio qui che il tasso scava la sua tana, dove le porfiriti assicurano un’abitazione sicura, asciutta e salubre. La presenza di abbondante vegetazione come carpino, nocciolo, ciliegio selvatico, rovere e altri tipi di piante, favoriva, in quest’area, l’attività di produzione del carbone di legna detto “dolce”. Il carbonaio realizzava le aree carbonili, le “aral” che, poste sul tracciato dei sentieri, rappresentavano il luogo d’incontro tra le persone che raggiungevano gli appezzamenti dove venivano esercitati gli usi civici, ancora oggi indicati con toponimi come “teàcc” o “ségaboi”.

In questa zona, lungo il Sentiero del Nibbio, vi erano diversi capanni di caccia con le loro architetture vegetali e le essenze messe a dimora (corniolo, sorbo degli uccellatori, sambuco nero e altro) per attrarre e far sostare gli uccelli. Questi capanni, oggi, sono utilizzati come osservatori per l’avvistamento. Poco prima, con una breve deviazione verso la Cà Egia, non è raro incontrare le tracce del cervo sul Sentiero a lui dedicato e nell’area in cui affiora la Sorgente del Ligo Piö è possibile osservare le pozzanghere dove è solito lavarsi il cinghiale e le piante resinose infangate che usa per spazzolarsi. Da qui, risalendo il bosco di roverella e castagno selvatico, si arriva all’area dei Ghiaioni dove è presente l’aggrottamento di calcite spatica, al di sotto del quale passa il Sentiero delle Terre Colorate, dove abita la volpe. Incrociata la Strada della Forcella, la si percorre in piano per circa 200 m. per ridiscendere lungo la Strada del Polizzo, verso la Cà del Pasqual. L’incontro con il mondo vegetale ed i saperi connessi si sviluppa nel Centro delle coltivazioni di Valle, dove, alla ricerca dei sapori non codificati, è possibile riproporre, nelle serre e negli orti, la biodiversità locale con la messa a dimora delle numerose varietà di piante da frutto, arbusti e ortaggi. Attraversati i “pracc surc” dove pascolavano gli animali (in particolare, mucche e cavalli), si giunge al Centro allevamento di valle che è la dimostrazione del corretto rapporto tra uomo e animali e delle pratiche che qui sono state perfezionate. Il percorso si conclude presso la Cà de Löche, la casa bergamasca in pietra e legno, che, attraverso le sue tante stratificazioni sviluppate nell’arco dei secoli, rappresenta la tipologia edificatoria del borgo di Trate, dove la comunità si incontrava sul sagrato della Chiesa della Vergine Addolorata, accanto alla fontana per prendere l’acqua ma anche per far abbeverare gli animali, nella piazza o tra le vie dove i bambini giocavano con sassi e rami, simulando il duro lavoro nei campi dei loro padri.

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